Scopriamo insieme questo interessante dettaglio! L’albero biblico della conoscenza del bene e del male (rintracciabile nella Bibbia, Genesi 2,8-9) riguarda il problema della scelta morale dell’uomo. Egli è chiamato a decidersi se orientare la propria vita verso il bene o verso il male. È il dramma della libertà. Ogni uomo, infatti, l’uomo di sempre (‘adam) è posto di fronte all’immagine di quest’albero, metafora di una libertà che Dio ha donato all’uomo fin dalle origini della sua esistenza.

Chi ha mai parlato della mela? Sappiamo che i protagonisti di questo racconto biblico di fondazione sono Adamo ed Eva (rappresentativi di tutto il genere umano). Alla tentazione del serpente, Eva risponde: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, 3ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: “Non dovete mangiarne e non lo dovete toccare, altrimenti morirete”» (Gen 3,2-3). Dov’è, dunque, la “mela” di cui si è sempre parlato per descrivere questo racconto?

Risolviamo il problema della mela! Che si sia trattato di un albero di mele la Bibbia non dice assolutamente nulla. La tradizione ci ha però tramandato l’immagine simbolica di questo frutto (basta osservare le tantissime rappresentazioni artistiche che ritraggono Adamo ed Eva sotto l’albero di un melo) per i seguenti motivi: nella lingua latina il termine “melo” si traduce con «malus» e la parola “male” si traduce con «malum». Per descrivere, così, il dramma del peccato e la relativa scelta del «malum» da parte dell’uomo la tradizione iconografica riportò nelle sue rappresentazioni artistiche l’assonanza linguistica con la parola «malus» (melo)!

Di Michelangelo Nasca

Direttore Responsabile, giornalista vaticanista, docente di Teologia Dogmatica. È presidente dell’emittente radiofonica dell’Arcidiocesi di Palermo, “Radio Spazio Noi”, e dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI), sezione di Palermo.

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