“Coppie che uccidono”, “Lady killer”, “Alta infedeltà”: sono solo alcuni dei programmi di un canale televisivo generalista, che deliziano i telespettatori già a colazione. Se questo è il genere di visioni che offre la nostra televisione perché meravigliarsi dell’aumento generalizzato della violenza nella nostra società?I titoli citati sono solo un esempio del tipo di intrattenimento che tv e Rete ci offrono. A questo si aggiungono, poi, quei programmi che vivisezionano le tragedie che si consumano ogni giorno, replicandole all’infinito. Con l’aiuto degli esperti in studio, si capisce (interpretare il ruolo dell’esperto è diventato ormai una professione).

E poi c’è la pornografia del dolore che si consuma sui display dei nostri cellulari. Avviene un incidente stradale? Tutti a guardare il post della vittima mentre guidava. Cade una funivia? Affrettiamoci a guardare alla moviola gli ultimi tragici istanti di vita degli occupanti. Tutto ciò, oltre a nascondere qualcosa di morboso, non rispetta la morte delle persone coinvolte e non ci edifica.Occorre autoeducarsi e, per fare questo, è necessario porsi dei limiti.

Quando Mosè salì sul monte e rimase quaranta giorni con Dio, il suo volto era tanto raggiante da doverlo coprirlo con un velo. Se ci nutriamo di violenza, di morte, di visioni non edificanti, cosa potremo riflettere?

Di fronte alla spazzatura che da ogni parte ci assedia, ben vengano, allora, gli Europei di calcio. Oltre a trascinarci fuori, anche psicologicamente, dal lungo inverno da cui siamo reduci, in questo momento le partite riescono a guidarci, non da soli, ma insieme, verso i lidi della buona passione sportiva, del sano svago, della speranza. Allora, 1 a 0 per il calcio e palla al centro!

Di Luca Insalaco

Luca Insalaco, Giornalista freelance, avvocato, mediatore civile e commerciale professionista. Membro dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI), sezione di Palermo, referente gruppo di lavoro Ucsi nazionale cultura, direttore responsabile de “Il Sicomoro” (pubblicazione della parrocchia Spirito Santo di Palermo).

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