È venuto a mancare in questi giorni, all’età di 90 anni, monsignor Giulio Jia Zhiguo, figura di spicco e indiscusso punto di riferimento per la comunità cristiana della provincia cinese di Zhengding. Il vescovo era un esponente di spicco della cosiddetta “Chiesa sotterranea”.
La “Chiesa clandestina”
La “Chiesa sotterranea” in Cina si riferisce alla Chiesa cattolica clandestina, fedele al Papa, che opera illegalmente in contrapposizione all’Associazione patriottica cattolica cinese, registrata e controllata dal governo. L’esistenza di questa chiesa clandestina è una conseguenza del controllo del Partito Comunista Cinese sulle attività religiose, che cerca di limitare l’influenza esterna e la dissidenza politica. I fedeli della chiesa sotterranea sono stati perseguiti penalmente per sovversione, poiché operavano al di fuori dell’associazione controllata dallo Stato.
Un’esistenza segnata dalla persecuzione
Con la morte di monsignor Giulio Jia Zhiguo, la Chiesa in Cina perde un pastore che ha vissuto sulla propria pelle, e con estremo coraggio, le grandi sofferenze imposte dalla situazione locale.
La sua vita fu un susseguirsi di prove. Già negli anni Sessanta, durante l’apice della Rivoluzione Culturale, fu detenuto per 15 anni. Liberato nel 1978, poté ricevere l’ordinazione sacerdotale solo il 7 giugno 1980. Appena un anno dopo, l’8 febbraio 1981, fu consacrato clandestinamente vescovo della diocesi di Zhengding.
La sua libertà fu effimera. Dal 4 aprile 1989, iniziò un logorante ciclo di arresti e rilasci che si prolungò per oltre due decenni, testimoniando la sua indomita resistenza.
Testimonianza e Servizio Senza Compromessi
Dal 2010, monsignor Jia visse in stato di arresto domiciliare nell’episcopio. Nonostante il confino, continuò strenuamente la sua missione evangelica. L’agenzia AsiaNews riporta che il vescovo non ha mai ceduto a compromessi con le autorità.
La sua fervente preghiera e le sue parole rappresentarono una fonte costante di forza per i fedeli dell’Hebei. La sua figura fu un modello ispiratore per molti, incoraggiando anche numerosi giovani ad abbracciare il sacerdozio.
Vescovo di grande umiltà, non accumulò mai ricchezze personali, dedicandosi interamente al servizio del prossimo. Con l’aiuto di alcune suore, trasformò la sua residenza in un luogo di accoglienza per bambini e giovani disabili abbandonati dalle loro famiglie. La sua ultima battaglia terrena fu la strenua opposizione al divieto imposto dalle autorità comuniste, post-pandemia, di svolgere attività pastorali con i minori.
Il ricordo grato di un laico
«Ti siamo grati – scrive un laico dell’Hebei in un commovente messaggio a AsiaNews – per la tua straordinaria audacia nel fondare e guidare diverse diocesi, mantenendo viva la luce della Chiesa. Ti ringraziamo perché, nonostante i tuoi ripetuti incarceramenti, non hai mai smesso di curare il gregge, custodendo la fiamma della speranza nelle notti più oscure. Il Signore ha affermato: “La messe è grande, ma gli operai sono pochi”. Tu hai risposto a questa chiamata con la tua intera esistenza, consumandoti fino in fondo. Ora hai raggiunto la patria celeste, libera da ogni dolore e tirannia. Ti supplichiamo: intercedi per noi e per la Chiesa in Cina davanti al Padre».
Foto: monsignor Giulio Jia Zhiguo (foto da internet)
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