Oltre un centinaio, le persone che hanno preso parte a “Il Pellegrinaggio delle Sette Chiese”, nel cuore della notte, per un’iniziativa organizzata dall’Arcidiocesi di Palermo, in collaborazione con l’Ufficio Diocesano Vocazioni e il Servizio Diocesano per la Pastorale Giovanile.

Il cammino – proposto appositamente nel corso del 401° Festino di Santa Rosalia, patrona della città di Palermo – si è snodato attraverso alcune delle chiese più emblematiche e cariche di storia della nostra città, veri e propri gioielli dell’architettura e della fede: Cattedrale “Maria Santissima Assunta”, Santi Quaranta Martiri alla Guilla, Sant’Onofrio, Santa Ninfa ai crociferi, Sant’Anna, Santa Maria della Pietà e SS. Trinità-Magione.

Ogni chiesa rappresentava una tappa di sosta, un luogo per fermarsi, ascoltare la Parola e adorare l’Eucaristia, permettendo ai partecipanti di vivere un’esperienza spirituale completa e coinvolgente.

Un altro momento importante del pellegrinaggio si è svolto al Foro Italico, con la recita delle Lodi alle 05:50 del mattino, per poi concludere con la celebrazione della Santa Messa, presieduta dall’Arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice, nella monumentale chiesa di Santa Teresa alla Kalsa.

«Sarà una edizione notturna particolare – aveva riferito ai nostri microfoni don Massimiliano Lo Chirco, Vice incaricato della Pastorale giovanile e rettore della Chiesa di San Francesco Saverio –, non si tratta infatti soltanto di compiere il giro di alcune chiese, ma di proporre un Pellegrinaggio, accompagnati da una reliquia di Santa Rosalia, per essere insieme a lei pellegrini di speranza».

Ed è andata proprio così: il pellegrinaggio è stato accompagnato dalla presenza di un reliquiario contenente la corona di santa Rosalia, uno strumento di preghiera di tradizione orientale per tenere conto della ripetizione di preci e di varie formule rituali. I conta preghiere – si legge nel sito dell’Arcidiocesi di Palermo – «consistono in un determinato numero di piccole sfere o grani di diverso formato e materiale (oro, argento, pietra, osso, legno, terracotta) che si congiungono ad una croce o un’immagine mariana, infilati su una stringa di pelle, una cordicella, un filo di seta o di altri materiali simili. L’esigenza di contare le preghiere nasce principalmente nei monasteri, dove la ricerca della comunione con Dio costituiva l’unica occupazione e la forma di preghiera più importante era la recita dei 150 Salmi. L’uso dello strumento conta-preghiere affonda le radici in epoca molto antica, tra il V e il VII secolo d.C., negli eremi degli anacoreti orientali».

Foto: don Massimiliano Lo Chirco

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Di Michelangelo Nasca

Direttore Responsabile, giornalista vaticanista, docente di Teologia Dogmatica. È Presidente dell’emittente radiofonica dell’Arcidiocesi di Palermo, “Radio Spazio Noi”, e membro dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI), sezione di Palermo.