Il sipario si alza sulla IV Edizione del Festival di Musica Barocca dell’Accademia Musicale Ars Antiqua con un evento inaugurale di grande suggestione. In programma dal 30 maggio al 6 luglio 2025, il festival animerà alcuni dei luoghi più emblematici di Palermo, tra cui la Chiesa di Sant’Ignazio all’Olivella, l’Oratorio di San Filippo Neri e il Teatro Al Massimo. A chiudere la rassegna, un appuntamento imperdibile con Laura Marzadori, primo violino del Teatro alla Scala di Milano, accompagnata dall’Orchestra Toscanini.
Il Coro “Giovanni Pierluigi da Palestrina”, guidato dal maestro Giosuè D’Asta, torna a Palermo forte del successo riscosso lo scorso dicembre nella Cripta della Cattedrale, dove il tutto esaurito premiò un programma interamente dedicato alla musica sacra medievale e rinascimentale.
Il concerto del 30 maggio, intitolato “San Filippo Neri e le Laudi Filippine”, segna la prima occasione interamente dedicata alla riscoperta della tradizione delle laudi spirituali, nate nel fervore dell’Oratorio romano di San Filippo Neri.
Le musiche, eseguite nel rispetto della prassi storica con strumenti d’epoca, provengono dai celebri Libri delle Laudi pubblicati a Roma tra il 1563 e il 1600. Protagonisti della scena musicale saranno le composizioni di Giovanni Animuccia, Giovanni Pierluigi da Palestrina, Francesco Soriano e Giovanni Maria Nanino, figure chiave legate alla Congregazione dell’Oratorio e al progetto spirituale di Filippo Neri. In particolare, verranno eseguite pagine tratte dal “Primo libro delle laudi spirituali” di Animuccia (Roma, 1563) e dalle raccolte curate da Francisco Soto de Langa, testimone diretto della vivace fioritura musicale filippina.
L’ensemble strumentale è composto da: Silvio Natoli – viola da gamba, liuto e tiorba;
Claudio Arena – flauto diritto; Giuseppe Valguarnera – percussioni storiche.
La lauda, con la sua struttura strofica semplice ma intensa, si eleva a strumento di preghiera collettiva, di elevazione spirituale e di profonda meditazione. Questo concerto farà rivivere l’essenza musicale dell’Oratorio, un’esperienza in cui l’arte non è mero abbellimento, ma autentico cammino spirituale e vibrante espressione della fede.
L’Oratorio filippino
L’Oratorio di San Filippo Neri incarna un connubio fecondo tra arte e formazione cristiana, nutrendo un’autentica passione per la bellezza e dedicando una cura particolare alla vita spirituale.
La musica, al pari delle arti visive, ha sempre trovato nell’Oratorio filippino una dimora privilegiata, quale potente forma di espressione culturale capace di comunicare i valori fondanti della fede. L’armonioso intreccio di parole e musica, che animava gli incontri oratoriani, mirava a conciliare ragione e sentimento, offrendo un’esperienza che eleva l’animo senza trascurare l’intelletto. Un’offerta preziosa e rara nel panorama contemporaneo, per coloro che cercano un significato più profondo oltre le effimere tendenze del mondo.
L’Oratorio e la musica
Proprio per elevare gli spiriti, Filippo Neri introdusse nell’Oratorio la musica, verso il cui fascino nutriva una profonda sensibilità. Era sufficiente per lui udire la bellezza di un canto salmodiato per commuoversi fino alle lacrime e sentirsi trasportato in visioni mistiche di anime che ascendevano al cielo accompagnate da cori angelici.
Da questa ispirazione nacquero gli “Oratori”, ovvero composizioni di musica sacra eseguite all’interno dell’Oratorio filippino. La forza espressiva della parola, resa viva dal sentimento e sublimata dalla musica, avrebbe gettato le basi per il dramma musicale, aprendo nuovi orizzonti al futuro del teatro.
Evoluzione del termine “oratorio”
È importante sottolineare come il termine “oratorio”, fino agli anni 1624–1627, non designasse ancora un genere musicale specifico, ma piuttosto un edificio destinato alla preghiera comunitaria. Solo in seguito avrebbe assunto il significato di una composizione per cantanti solisti, coro e strumenti, di argomento sacro e priva di rappresentazione scenica.
Nel corso del Cinquecento, si diffusero forme di devozione collettiva al di fuori della liturgia ufficiale, animate dal canto delle laudi alternate a letture e predicazioni. A Roma, San Filippo Neri trasformò queste pratiche in un potente strumento spirituale, organizzando gli “Esercizi Spirituali” nella Chiesa Nuova e nel suo Oratorio, mirabile opera di Francesco Borromini (1599–1667).
La musica, inizialmente semplice e partecipativa, vide gradualmente l’affermarsi di esecuzioni professionali, di testi polifonici e di melodie elaborate, spesso tratte dal repertorio profano e “convertite” a scopi devozionali. Francisco Soto de Langa raccolse oltre 200 laudi tra il 1563 e il 1600, molte delle quali erano adattamenti di canzoni popolari.
Con il tempo, le laudi si evolsero strutturandosi in forme narrative o dialogiche, arricchendosi di madrigali spirituali, mottetti, arie e recitativi. Da questa evoluzione nacque l’oratorio musicale, con testi ispirati alla Bibbia e alle vite dei santi, articolato in Prima e Seconda Parte, spesso costruito su un basso ostinato e caratterizzato da cori imitativi o omofonici. Si distingueva dall’opera per la sua brevità (30–60 minuti) e per la sua intrinseca finalità spirituale.
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