C’è l’incontro fortuito con un dentista che lo aiutò a curare un terribile mal di denti, quello con i Carabinieri di Paola, in Calabria, che lo sorpresero facendogli riabbracciare i genitori. E ancora la puntata di “Chi l’ha visto” che lo proiettò sullo scenario nazionale, la straordinaria chiusura di una ferita al polso destro che avrebbe messo a rischio il cammino verso Assisi che avrebbe raggiunto nel 1991, la solidarietà di tanti che incontrò sul proprio percorso.
La vita di Biagio Conte non smette di stupire: il missionario laico, tornato alla casa del Padre da poco più di un anno, è ancora vivo nella memoria di quanti hanno avuto la fortuna di incrociarlo nel corso della propria esistenza. Una presenza capace di lasciare il segno, a Palermo come altrove, ma che, come spesso accade, rischia di essere mitizzata, annacquandone il messaggio autenticamente cristiano di un giovane disposto a rinunciare a tutto pur di seguire Cristo.
Il nuovo libro di Michelangelo Nasca, vaticanista e direttore di Portadiservizio, si intitola “Biagio Conte, il missionario laico povero tra i poveri”: edito dalle Edizioni Messaggero di Padova, è un testo snello e scorrevole che, dopo un’introduzione dell’autore, riporta 28 stralci tratti da “Il cammino della speranza”, scritto da Biagio Conte e pubblicato nel 2003.
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Un’antologia che ha l’indiscusso merito di recuperare testi scritti proprio dal missionario laico che, ripercorrendo una parte cruciale della propria vita, ci accompagna alle origini di un’esistenza dedicata al Vangelo e quindi agli ultimi. Siamo nel 1990: Biagio scrive un biglietto di scuse alla famiglia e intraprende un’avventura che prima ancora che umana è profondamente spirituale. Tra gli ultimi il giovane 26enne, alla ricerca di risposte, trova se stesso in una totale dedicazione all’altro; non semplice filantropia ma un’adesione convinta alla sequela cristiana, sull’esempio di quel san Francesco con cui è fin troppo facile azzardare paragoni.
Episodi poco noti ma fuori dall’ordinario, quasi incomprensibili per chi tenta di decifrarli con la semplice ragione e capaci di gettare nuova luce sulle vite di chi si accosta al libro. “Un’espressione di sant’Agostino – scrive Nasca – ci ricorda: ‘La speranza ha due bellissimi figli: lo sdegno e il coraggio. Lo sdegno per la realtà delle cose; il coraggio per cambiarle’. Probabilmente questa citazione descrive perfettamente la scelta che ha portato fratel Biagio a spingersi fino a tanto, spendendo ogni istante della sua vita – per ben 33 anni di esperienza missionaria – con il desiderio di amare Dio e il prossimo, offrendo a tutti un’immagine coraggiosa e luminosa di speranza e carità”.
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