Gli italiani vanno poco in chiesa e, quando lo fanno, non sono poi nemmeno così giovani. L’ultima indagine dell’Istat sulla pratica religiosa degli italiani si basa sui dati raccolti nel 2022 e offre un quadro in chiaroscuro del rapporto tra i cittadini del Bel Paese e il culto: numeri che non si riferiscono in modo particolare al cattolicesimo, ma considerando che quest’ultimo è il credo prevalente danno comunque un’idea dello stato di salute della Chiesa.

L’Istituto nazionale di statistica ha analizzato, per esempio, a quale età si va di più in un luogo di culto: nella fascia d’età che va dai 18 ai 34 anni quasi il 50% non vi mette mai piede, percentuale che si “abbassa” al 35% o dai 14 ai 17 anni o dai 35 ai 44 anni, scendendo progressivamente man mano che si diventa più anziani. Ad andare almeno una volta a settimana sono però pochissimi: si sfiora il 20% solo sopra i 60 visto che, dopo i 13 anni (età media della cresima, specie al nord), la percentuale precipita dal 31 al 12%. Le donne restano più assidue degli uomini: il tasso di “assenteismo” alle funzioni religiose dei maschi supera abbondantemente il 50% già a partire dalla maggiore età, rimanendo al 27% anche dopo i 75 anni.

Andiamo ai titoli di studio: l’Istat ha chiesto chi, nell’ultimo anno, è entrato in un luogo di culto almeno una volta a settimana o chi non lo ha completamente fatto. Il 33% dei laureati e dei diplomati, per esempio, non va mai in chiesa (o in sinagoga o in moschea, a seconda della fede professata), tasso che scende al 31% per chi ha la terza media e al 25% per chi ha la quinta elementare. La percentuale più alta, però, spetta ai giovani diplomati (e che magari studiano all’università) col 47,7% di assenteismo dalle funzioni religiose; i più assidui sono, invece, gli over 65 laureati o diplomati.

Passiamo alle professioni. Che lavoro fanno i credenti? Il podio va alle casalinghe e ai pensionati, visto che uno su tre va in chiesa almeno una volta a settimana, mentre tra gli studenti la percentuale è di appena il 9%; il 42% degli studenti non ci va mai, ma anche quasi il 40% dei disoccupati e più del 30% degli operai, degli impiegati e dei dirigenti.

Infine uno sguardo alla Sicilia, dove uno su cinque non frequenta i luoghi di culto e appena uno su quattro va con regolarità, con gli “affezionati” più concentrati nei piccoli comuni che nelle grandi città; numeri che, guardando al Sud, sono comunque sopra la media del Centro e del Nord Italia.

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Di Roberto Immesi

Giornalista, collabora con Live Sicilia, è Revisore dei Conti dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia e Membro dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI), sezione di Palermo.

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