Papa Francesco non ha dimenticato il viaggio in Sicilia, a Palermo e Piazza Armerina, in occasione del venticinquesimo anniversario della morte del Beato Pino Puglisi. Lo ha detto il Pontefice stesso, incontrando a Roma i vescovi e i sacerdoti delle chiese di Sicilia, ricordando in modo particolare le «figure di sacerdoti e fedeli che abbracciano pienamente le sorti del popolo siciliano» come i Beati don Pino Puglisi e Rosario Livatino, «ma anche persone meno note, donne e uomini che hanno vissuto in ogni stato di vita la fedeltà a Cristo e al popolo».

Papa Francesco ha incoraggiato le chiese di Sicilia ad affrontare con fiduciosa speranza il cambiamento epocale che ci troviamo a vivere, nei legami sociali e affettivi, ulteriormente appesantiti dal periodo di pandemia, «la Sicilia – ha detto Francesco – non è fuori da questo cambiamento; anzi, come è accaduto in passato, si trova al centro di percorsi storici che i popoli continentali disegnano. Essa ha spesso accolto i passaggi di questi popoli, ora dominatori ora migranti, e accogliendoli li ha integrati nel suo tessuto, sviluppando una propria cultura».

Il Pontefice ha richiamato l’attenzione sulla condizione sociale della Sicilia «in netta regressione da anni – precisa Francesco –, con uno spopolamento dovuto al calo delle nascite e all’emigrazione massiccia dei giovani. «La sfiducia nelle istituzioni – sottolinea Francesco – raggiunge livelli elevati e la disfunzione dei servizi appesantisce lo svolgimento delle pratiche quotidiane, nonostante gli sforzi di persone valide e oneste, che vorrebbero impegnarsi e cambiare il sistema. Occorre comprendere come e in quale direzione la Sicilia sta vivendo il cambiamento d’epoca e quali strade potrebbe intraprendere, per annunciare, nelle fratture e nelle giunture di questo cambiamento, il Vangelo di Cristo».

Tale realtà chiede ai vescovi e ai sacerdoti un servizio pieno ed esclusivo, «anche la Chiesa risente della situazione generale con le sue pesantezze e le sue svolte, registrando un calo di vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata, ma soprattutto un distacco crescente dei giovani. I giovani stentano a percepire nelle parrocchie e nei movimenti ecclesiali un aiuto alla loro ricerca del senso della vita; e non sempre vi scorgono la chiara presa di distanza da vecchi modi di agire, errati e perfino immorali, per imboccare decisamente la strada della giustizia e dell’onestà».

Papa Francesco ricorda anche il lavoro tenace e amorevole di tanti altri sacerdoti siciliani che accompagnano e sostengono la gente sfiduciata o senza lavoro, in mezzo ai fanciulli o agli anziani sempre più soli. Una particolare menzione, nelle parole del Papa, per il sacerdote che raccontava al Pontefice «come aveva accompagnato il vecchio parroco negli ultimi tempi di vita, fino all’ultimo momento. Tornava stanchissimo dal lavoro, ma la prima cosa era andare dal “vecchio” e raccontargli le cose, farlo felice; e poi portarlo a letto, accompagnarlo fino a che si addormentasse…».  Questi – ha detto Francesco – «sono gesti grandi, grandi! E questa grandezza c’è anche fra voi, nel vostro clero. La figura sacerdotale in mezzo al popolo, di bravi sacerdoti, è importante perché in Sicilia, si guarda ancora ai sacerdoti come a guide spirituali e morali, persone che possono anche contribuire a migliorare la vita civile e sociale dell’Isola, a sostenere la famiglia e ad essere riferimento per i giovani in crescita. Alta ed esigente è l’attesa della gente siciliana verso i sacerdoti. Non restare a metà del cammino, per favore!»

Papa Francesco offre ai vescovi e ai presbiteri siciliani presenti anche alcune esortazioni su certe criticità che gli sono state comunicate: «Mi sono addolorato – ha detto il Papa – quando ho dovuto avere nelle mani qualche pratica che è arrivata alle Congregazioni romane per qualche giudizio su sacerdoti e persone di Chiesa: ma come mai, come mai si è arrivati a questa strada di ingiustizia e disonestà?». Un’altra sottolineatura riguarda alcune prediche – afferma il Papa – «in cui si parla di tutto e di niente. Tenete conto che dopo otto minuti l’attenzione cala, e la gente vuole sostanza»; e a proposito delle celebrazioni liturgiche ha affermato: «ho visto delle fotografie. Parlo chiaro. Ma carissimi, ancora i merletti, le bonete…, ma dove siamo? Sessant’anni dopo il Concilio! Un po’ di aggiornamento anche nell’arte liturgica, nella “moda” liturgica!».

Non mancano altri riferimenti: «Il chiacchiericcio – riferisce a braccio il Papa -è una peste che distrugge la Chiesa, distrugge le comunità, distrugge l’appartenenza, distrugge la personalità. Scusatemi se predico queste cose che sembrano da prima Comunione, ma sono cose essenziali: non dimenticarle!». E infine, Papa Francesco ha esortato i presenti a stare «attenti al carrierismo: è una strada sbagliata che alla fine delude, alla fine delude. E ti lascia solo, perduto».

Papa Francesco non ha dimenticato la grande devozione mariana che contraddistingue il popolo siciliano consacrato a Maria Immacolata, «per la quale – ha precisato – insieme, vescovi e sacerdoti, avete preso l’abitudine di celebrare una Giornata Sacerdotale Mariana: continuate con questo. […]. Tra il sacerdote e la Madre celeste si intreccia giorno dopo giorno un segreto dialogo che conforta e lenisce ogni ferita, che soprattutto allevia negli alti e bassi della quotidianità ai quali egli va incontro. In questo dialogo semplice, fatto di sguardi e di parole umili come quelle del Rosario, il sacerdote scopre come la perla della verginità di Maria, totalmente dedita a Dio, la renda madre tenera verso tutti. Così anche lui, quasi a sua insaputa, vede la fecondità di un celibato, a volte faticoso da portare avanti, ma prezioso e ricco nella sua trasparenza».

Il Pontefice, al termine dell’incontro, benedice i vescovi, i presbiteri presenti e tutte le comunità di fedeli che rappresentano; e poi, infine, la richiesta che ha sempre contraddistinto il suo pontificato: «non dimenticatevi di pregare per me, perché ne ho bisogno».

Foto: VaticanNews

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Di Michelangelo Nasca

Direttore Responsabile, giornalista vaticanista, docente di Teologia Dogmatica. È presidente dell’emittente radiofonica dell’Arcidiocesi di Palermo, “Radio Spazio Noi”, e dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI), sezione di Palermo.

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