“La vocazione di San Matteo” è una delle opere più significative del Caravaggio (Michelangelo Merisi 1571-1610). Commissionatagli dal cardinal Del Monte per completare una cappella in San Luigi dei Francesi, Caravaggio rappresenta – con grande dinamismo artistico – il tema della chiamata alla sequela di Cristo. Proviamo a commentare il brano evangelico di riferimento (Mc 2, 13-14) e il famoso dipinto. È uno dei brani evangelici che colpisce per l’immediatezza del messaggio e la determinazione espressa con pochissime parole! In soli due versetti, infatti, il Vangelo racconta la chiamata alla sequela di Matteo e in qualche modo la dinamica di ogni vocazione cristiana! Matteo (Levi) come suo solito svolge l’ingrato compito di esattore delle tasse (per conto dei romani). A causa del suo lavoro egli è odiato e disprezzato da tutti i suoi concittadini. Gesù gli va incontro e a lui si rivolge chiedendogli di seguirlo. La risposta di Matteo è positiva ed immediata, anche se nel brano evangelico preso in esame non c’è una vera e propria risposta verbale, il classico “eccomi” o un semplice “sì”!In che modo risponde, allora, il giovane Levi? Il racconto evangelico prosegue dicendo: «Egli, alzatosi, lo seguì». Ecco dunque la risposta di Matteo. Egli compie due azioni (alzarsi e seguire) che lo mettono subito in movimento. L’invito del Nazareno lo coinvolge a tal punto che Matteo decide di porsi alla sequela di Cristo senza pensarci due volte, mettendo in moto tutta la sua persona. Seguire Cristo significa muoversi verso di Lui. Il Cristianesimo non è una realtà statica, è la storia di coloro che, lasciato tutto, muovono i loro passi verso Dio.

La tela del Caravaggio rappresenta l’istante in cui Matteo è chiamato da Gesù a seguirlo. Matteo è seduto insieme ad altri quattro gabellieri. La stanza è molto buia, e dalla finestra (posta quasi al centro del dipinto) nessuno spiraglio di luce. Sulla destra Gesù chiama Matteo con un gesto della mano (che ricorda la mano di Dio affrescata da Michelangelo nella creazione dell’uomo della Cappella Sistina) e ad investire il giovane gabelliere è la luce della grazia salvifica di Cristo che il Caravaggio lascia passare in direzione di Cristo stesso. Matteo esprime tutto il suo stupore per quella inattesa chiamata e rivolgendo l’indice della mano verso se stesso sembra dire a Gesù: «Proprio io, sei sicuro?». Dall’altra parte dell’immagine, insieme a Cristo è presente anche Pietro che si mostra sorpreso per la richiesta di Gesù rivolta ad un pubblicano; anche Pietro indica con la sua mano Matteo come se volesse chiedere conferma a Gesù della sua scelta: «Stai chiamando lui? Ma sai chi è?». Gli altri quattro personaggi in qualche modo sono coinvolti in quella chiamata. Di essi però solo due si girano verso Cristo gli altri due gabellieri nemmeno per un istante distolgono lo sguardo dal denaro ritenuto più prezioso di ogni altra cosa.

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Di Michelangelo Nasca

Direttore Responsabile, giornalista vaticanista, docente di Teologia Dogmatica. È presidente dell’emittente radiofonica dell’Arcidiocesi di Palermo, “Radio Spazio Noi”, e dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI), sezione di Palermo.

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