Nonostante in alcune scuole italiane si assista ad una progressiva eliminazione di simboli e tradizioni cristiane, come la recita natalizia e l’esposizione del Crocifisso, in nome di una generosa apertura verso le minoranze religiose, altre istituzioni scolastiche sembrano spingersi oltre i confini ideologici così tanto in voga nel nostro tempo.

Un episodio riportato dall’agenzia Ansa in questi giorni ha suscitato un acceso dibattito. Un gruppo di bambini e le loro insegnanti dell’asilo parrocchiale Santa Maria delle Vittorie di Ponte della Priula, in provincia di Treviso, hanno visitato a fine aprile un centro islamico a Susegana, sempre nel trevigiano.

A destare particolare scalpore è stata una fotografia che ritrae i bambini inginocchiati in direzione della Mecca, intenti a pregare insieme all’imam.

La visita, che sembrerebbe aver ottenuto il consenso dei genitori, è stata definita dalla scuola sui social media come “un’esperienza davvero emozionante”. Nel post si racconta dello svolgimento dell’incontro con l’imam, il quale ha illustrato i fondamenti della religione musulmana.

 «Il rispetto tra religioni è giusto che venga insegnato, ma non certo facendo inginocchiare i nostri bambini all’interno di un luogo di culto che non è il loro. Lasciamo fuori i bambini da propaganda e ideologia», ha detto Alberto Villanova, capogruppo della Lega in Consiglio regionale del Veneto, a cui fa eco il segretario provinciale del Pd trevigiano, Giovanni Zorzi il quale, pur evidenziando l’importanza del dialogo interreligioso avrebbe «scelto forme più laiche per rivolgere alla fine il doveroso messaggio di pace». Ancora più esplicita l’europarlamentare della Lega Anna Maria Cisint, che riferendosi al corpo docenti dell’asilo ha detto: «Chissà se hanno avuto il coraggio di chiedergli perché le donne debbano portare il velo integrale o sposarsi in tenera età» (Ansa).

Al momento, né la diocesi di Vittorio Veneto né il Comune hanno rilasciato commenti sulla vicenda.

Questa particolare e scorretta circostanza ci invita a riflettere. Ricordiamo, infatti, quanto accaduto ad Asia Bibi (ma solo per fare uno dei tantissimi esempi) nel giugno 2009, quando nell’azienda agricola dove lavorava, si accese una discussione sulla religione tra le operaie, in maggioranza musulmane. Asia, di religione cristiana, in quella circostanza, fu respinta dalle altre donne musulmane perché considerata “impura”, e dopo aver difeso il suo credo affermando che “Gesù è vivo, Maometto è morto” e che “il nostro Cristo è il vero profeta di Dio, non il vostro” venne picchiata, arrestata e condannata a morte.

Asia Bibi è stata scarcerata il 31 ottobre 2018 dalla Corte Suprema del Pakistan, dopo essere stata detenuta per 9 anni per una condanna per blasfemia.

Foto: Il Giornale

Segui Porta di Servizio

Seguici sul nostro canale WhatsApp oppure qui t.me/portadiservizio sul gruppo Telegram.

Di Michelangelo Nasca

Direttore Responsabile, giornalista vaticanista, docente di Teologia Dogmatica. È presidente dell’emittente radiofonica dell’Arcidiocesi di Palermo, “Radio Spazio Noi”, e dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI), sezione di Palermo.