“Non possiamo essere cristiani per etichetta ma per chiamata, per seduzione, questo progetto diocesano è per una Chiesa generata dal Vangelo e per il Vangelo. La Chiesa palermitana ha imboccato la strada del catecumenato dei bambini e dei ragazzi, se fino ad ora abbiamo iniziato ai sacramenti ora impariamo ad iniziare attraverso i sacramenti. Fidatevi del vostro vescovo“. Con queste parole l’arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice, ha aperto i lavori del convegno diocesano “Un annuncio che incontra la vita”.
Due giorni, venerdì pomeriggio e sabato mattina, dedicati al nuovo percorso per l’iniziazione cristiana che partirà tra qualche mese, dopo un anno di formazione a cura dell’Ufficio Catechistico diocesano guidato da don Angelo Tomasello.
Il nuovo percorso
Più di 800 gli iscritti all’evento che hanno riempito fino all’orlo l’aula liturgica della parrocchia di santa Caterina da Siena, nel quartiere Borgo Ulivia. Presbiteri, diaconi, religiosi, catechisti, operatori pastorali e semplici fedeli desiderosi di capire come si strutturerà, in modo concreto, il nuovo percorso che promette di rivoluzionare i percorsi di preparazione alla prima comunione e alla cresima.

“Chiamati ad annunciare”
“La nostra non è una semplice attività, annunciare e catechizzare è condividere quello che sperimentiamo in noi e tra di noi – ha detto Lorefice -. Non siamo qui per indottrinare qualcuno ma perché iniziare qualcuno alla fede significa condividere la nostra vita di discepoli. A noi è stato chiesto di andare perché altri sappiano di essere stati amati. È Gesù che fa scaturire fra noi relazioni fraterne”.
“Accompagniamo le famiglie”
“Dobbiamo superare il sistema delle deleghe – ha aggiunto l’arcivescovo -. Siamo abituati ad avere i quattro bollini: battesimo, comunione, cresima e matrimonio. Insegniamo invece ai bambini e ai ragazzi a diventare componenti gioiosi della Chiesa. Le parrocchie garantiscano un accompagnamento non superficiale alle famiglie, le cui fragilità si ripercuotono anche sui figli e di cui dobbiamo conoscere la reale situazione”.
“Qualsiasi progetto di primo annuncio non può prescindere da una comunità che evangelizza e non possiamo delegare tutto ai catechisti. Questo nuovo modello di iniziazione cristiana prevede una maggiore responsabilizzazione delle famiglie e delle comunità”.

Vincere le resistenze
Un nuovo modello che, ammette l’arcivescovo, genera anche resistenze e paura ma che deve spingere le parrocchie anche a collaborare di più fra loro.
“Anche i discepoli di Emmaus erano depressi, sconfortati prima dell’incontro con Gesù. Aiutate il vostro vescovo nell’annuncio ma questo presuppone la comunione. Dal 2019 lavoriamo a questo progetto, fidatevi del vostro vescovo che vi dice che è questa la strada. Non è autoritarismo ma un ricordare che la nostra Chiesa è apostolica. Ai miei preti dico: non scoraggiatevi“.
“Anche nel nostro territorio deve risuonare la buona novella. Chiedo a tutte le parrocchie, alle associazioni laicali, agli istituti di vita consacrata di attuare, senza timore, questo progetto. Se avremo fiducia che Gesù è con noi, ci arderà il cuore nel petto come ai discepoli di Emmaus”.
Domani i lavori riprenderanno alle 8:45 con l’accoglienza, alle 9 la preghiera, alle 9.15 la presentazione del report sull’anno di transizione a cura di don Giuseppe Vagnarelli e alle 10 la presentazione delle linee guida “Spalancate le porte a Cristo”, a cura di don Emilio Cannata. Alle 11.30 don Angelo Tomasello trarrà le conclusioni.
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