Imbarazzanti e fuorvianti, le considerazioni di don Cosimo Scordato, il presbitero palermitano che continua a navigare indisturbato su posizioni lontane dal magistero della Chiesa cattolica e dai principali asserti della morale cristiana.

Le parole di Don Scordato – che hanno trovato spazio sulle pagine del quotidiano Repubblica – si pongono in contrasto con la recente presa di posizione dell’Episcopato siciliano circa il disegno di legge regionale sul fine vita, attualmente in discussione al Parlamento Siciliano. La Conferenza Episcopale Siciliana (CESi) ha infatti manifestato una forte preoccupazione per le aperture al suicidio medicalmente assistito, sottolineando come tale possibilità contrasti con il principio fondamentale della tutela della vita umana in ogni sua fase.

«Non ci vedo niente di male – ha detto il presbitero palermitano – ad accelerare la morte quando è solo questione di giorni, ci si è sottoposti a tutte le cure possibili e si patiscono sofferenze atroci», diversamente da quanto riportato nel Catechismo della Chiesa Cattolica che esplicitamente ricorda: «Anche se la morte è considerata imminente, le cure che d’ordinario sono dovute ad una persona ammalata non possono essere legittimamente interrotte. L’uso di analgesici per alleviare le sofferenze del moribondo, anche con il rischio di abbreviare i suoi giorni, può essere moralmente conforme alla dignità umana, se la morte non è voluta né come fine né come mezzo, ma è soltanto prevista e tollerata come inevitabile. Le cure palliative costituiscono una forma privilegiata della carità disinteressata. A questo titolo devono essere incoraggiate» (CCC, 2279).

A proposito della recente presa di posizione dei Vescovi di Sicilia, don Scordato dichiara che «in realtà non dicono nulla di nuovo. Ribadiscono l’importanza di strutture adeguate che accompagnino gli ammalati e le loro famiglie, potenziando le cure palliative che, anche se non possono guarire, sono in grado di alleviare le sofferenze. Ma se si resta fermi sui principi, si rischia di ignorare la concretezza delle vite».

Don Cosimo Scordato reinterpreta così – difformemente dal magistero della Chiesa e dall’Episcopato siciliano – i temi della morale cattolica affermando: «Quando non c’è più niente da fare, quando tutte le cure sono state inutili, quando non hai più la forza di sopportare. Quando conti solo le ore, quando la malattia è incurabile, quando la sofferenza è troppa. Quando vorresti solo addormentarti serenamente tenendo per mano un tuo caro. In questi casi assecondare la morte, o accelerarla con un farmaco, se a chiederlo è l’ammalato, è solo una cosa buona».

Tale posizione – che potrebbe sembrare “umanamente” percorribile – impedisce e limita il principio della sacralità della vita, e interrompe la speciale “relazione” (anche nella sofferenza e nel dolore) che lega ogni uomo a Dio. A tal proposito il Catechismo della Chiesa Cattolica parla chiaro: «La vita umana è sacra perché, fin dal suo inizio, comporta l’azione creatrice di Dio e rimane per sempre in una relazione speciale con il Creatore, suo unico fine. Solo Dio è il Signore della vita dal suo inizio alla sua fine: nessuno, in nessuna circostanza, può rivendicare a sé il diritto di distruggere direttamente un essere umano innocente» (CCC, 2258).

Ma per don Scordato – come afferma su Repubblica – «non è sacra la vita: sono sacre le persone. E ogni persona ha diritto a una vita dignitosa fino alla fine. Quando quella vita è travolta da prove, farmaci, sofferenze indicibili, il rispetto non è continuare a curare a oltranza».

Nella Lettera Enciclica, Evangelium vitae, Giovanni Paolo II ha dichiarato: «In conformità con il Magistero dei miei Predecessori e in comunione con i Vescovi della Chiesa cattolica, confermo che l’eutanasia è una grave violazione della Legge di Dio, in quanto uccisione deliberata moralmente inaccettabile di una persona umana. Tale dottrina è fondata sulla legge naturale e sulla Parola di Dio scritta, è trasmessa dalla Tradizione della Chiesa ed insegnata dal Magistero ordinario e universale».

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Di Michelangelo Nasca

Direttore Responsabile, giornalista vaticanista, docente di Teologia Dogmatica. È Presidente dell’emittente radiofonica dell’Arcidiocesi di Palermo, “Radio Spazio Noi”, e membro dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI), sezione di Palermo.