Cento anni: tanti ne avrebbe compiuti il Primo Maggio Padre Giuseppe Policardi, storico parroco di Lampedusa, morto il 12 giugno 1998, al termine di una lunga malattia. La storia della comunità cattolica dell’isola è indissolubilmente legata proprio a Padre Policardi, che, per quarantanove anni, ne è stato il pastore.

In un’epoca, come la nostra, dominata dalla provvisorietà, quarantanove anni da parroco sembrano un’enormità. Eppure, nella storia d’amore che ha legato Padre Policardi alla propria isola, quel mezzo secolo di ministero sacerdotale racconta il luminoso esempio di dedizione alla Chiesa, di servizio a Dio e all’uomo.

Nella sua vita da sacerdote, interamente dedicata alla sua terra, Padre Policardi è diventato il testimone e il custode di tutti i riti di passaggio della vita dei lampedusani, dalla nascita alla fine della loro vita terrena.

Nel ricordo dei più giovani Padre Policardi è stato il sacerdote che ha amministrato i sacramenti dell’iniziazione cristiana. È stato il parroco sempre pronto a fare sentire la propria presenza durante l’ora di catechismo, anche solo per raccontare una storia, o durante le recite organizzate nel teatro parrocchiale, peraltro, da lui voluto e realizzato. Nel ricordo di quanti sono più avanti con gli anni, Padre Policardi è stato il maestro capace di incutere il giusto timore dell’insegnante.

Nel ricordo di tutti, però, Padre Policardi è stato il parroco, nel senso più alto del termine. Il sacerdote che ha fatto della cura, dell’attenzione e della prossimità ai propri parrocchiani la cifra del proprio ministero sacerdotale.

Si dirà che erano altri tempi, che la società è cambiata. Quello che non è cambiato, invece, è il bisogno di un padre. Molti dei problemi che attanagliano il mondo di oggi sono riconducibili proprio all’assenza della figura del padre. Per questo Padre Policardi manca, e anche tanto, a tutti. Manca per la capacità di arrivare a ogni cosa. Aveva del prodigioso la sua capacità di attendere a tutte le necessità della parrocchia, di curare ogni cosa nei minimi particolari. Sorprende, anche a distanza di anni, l’attenzione che metteva nella cura della pastorale, nei rapporti con ogni realtà parrocchiale, il desiderio di farsi tutto a tutti, comprese le persone migranti che, nei suoi ultimi anni di vita, iniziavano ad approdare sull’isola e che trovarono riparo all’interno della Casa della Fraternità.  

Chi si accostava a questo sacerdote per un consiglio o per trovare soluzione a un problema, tornava a casa con una parola o una luce particolare. La sua istruzione, benché importante ed evidente – i suoi scritti ne sono una prova preziosa – non basta, da sola, a spiegare la sua saggezza. C’è, infatti, una sapienza che viene dall’alto ed è ad essa che Padre Policardi attingeva a piene mani; è di essa che i lampedusani beneficiavano.

Soprattutto, però, era la condotta di vita la sua parola più luminosa. Presenza discreta e riservata, l’abito talare che sempre indossava era il marchio di un sacerdote capace di prossimità senza mai perdere in autorevolezza. Il modo, poi, in cui ha percorso il Calvario della malattia è una testimonianza indelebile della fede in Cristo, a cui, fino alla fine, ha cercato di assomigliare.

Nella sua biografia spicca l’impegno per garantire il diritto allo studio dei più giovani, dall’inaugurazione, nel 1951, della prima scuola materna all’interno dei locali parrocchiali, alla battaglia per realizzare le classi della scuola media. Una lotta, quest’ultima, che procurò non pochi problemi al parroco. Non si rassegnava, infatti, Padre Policardi al fatto che i ragazzi dell’isola non potessero studiare oltre le elementari. Così, occupò alcune stanze, arruolò i maestri elementari che già insegnavano sull’isola e avviò la prima classe della scuola media. La scuola, però, non era autorizzata e questo valse al sacerdote una denuncia e un processo, in cui venne poi assolto.

Se si fosse svolta in un altro luogo, la sua vicenda umana sarebbe probabilmente balzata agli onori della cronaca come quella di un don Milani del Sud. Le virtù eroiche del parroco, invece, non sono mai uscite dai confini dell’isola, impregnate di quella santità nella ferialità che è stato il marchio distintivo di tutta la sua vita da sacerdote.

Per tutto questo e per molto altro ancora Padre Policardi è stato veramente padre e nel suo ricordo la comunità lampedusana ne ha celebrato il centenario della nascita e ne chiede l’intercessione.

Lampedusa, oggi, è conosciuta in tutto il mondo. Il fenomeno migratorio l’ha resa un faro di umanità nel Mediterraneo per le moltitudini che in essa trovano un rifugio, un approdo di salvezza. Negli ultimi anni, poi, il turismo ha avuto un exploit da capogiro. Le cifre dei flussi turistici fanno registrare, di anno in anno, nuovi record e la stagione turistica ha ampliato i suoi margini, rimanendo aperta sei mesi l’anno.

Lampedusa, però, è pur sempre un’isola e conosce i disagi del proprio isolamento geografico. Così, nei momenti di angoscia e di bisogno, è a Maria che si fa ricorso. Le grazie ricevute per intercessione della Madre di Gesù non si contano. Il santuario della Madonna di Porto Salvo è custode di quanti, lampedusani e turisti, hanno affidato al manto di Maria lacrime e ringraziamenti. Proprio quel santuario per cui tanto Padre Policardi si è speso e in cui ora riposano le sue spoglie mortali.

Per questo, oggi più che mai, la comunità lampedusana ha bisogno che Padre Policardi continui con più forza quanto fatto in vita. Al cospetto dell’Altissimo, beandosi della Sua luce, l’amato parroco di Lampedusa non potrà che continuare a pregare per i lampedusani, parrocchiani tutti, senza distinzioni di spazio e di tempo.

Segui Porta di Servizio

Seguici sul nostro canale WhatsApp oppure qui t.me/portadiservizio sul gruppo Telegram.

Di Luca Insalaco

Luca Insalaco, Giornalista freelance, avvocato, mediatore civile e commerciale professionista. Membro dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI), sezione di Palermo, referente gruppo di lavoro Ucsi nazionale cultura, direttore responsabile de “Il Sicomoro” (pubblicazione della parrocchia Spirito Santo di Palermo).